Con 36mila test rapidi e 2400 molecolari il Drivein al porto di Civitavecchia ha fatto argine al contagio

“Da domenica prossima chiuderà il Drive in allestito da ASL Rm4 nel Porto di Civitavecchia. Siamo stanchi ma orgogliosi del lavoro svolto per aver portato a termine con successo un’esperienza unica, difficile, complessa e coraggiosa. Sono bastati pochi giorni dopo Ferragosto per capire che i rientri dei vacanzieri potevano rappresentare un problema di sanità pubblica e che solo con un intervento immediato si poteva tentare di arginare il contagio da Sars Cov 2. Il 22 agosto a Civitavecchia veniva aperto un “Drive in” e per la prima volta al mondo in un porto. Dall’inizio, dal 22 Agosto ad oggi, sono stati effettuati circa 36 mila test rapidi e 2400 molecolari” – di Giuseppe Quintavalle, Direttore Generale ASL Roma 4 e Simona Ursino, Direttore Dipartimento di Prevenzione ASL Roma 4 per Big Data in Health

Sono bastati pochi giorni dopo Ferragosto per capire che i rientri dei vacanzieri potevano rappresentare un problema di sanità pubblica e che solo con un intervento immediato si poteva tentare di arginare il contagio da Sars Cov 2. Il 22 agosto a Civitavecchia veniva aperto un “Drive in” e per la prima volta al mondo in un porto.

Dall’inizio ad oggi, sono stati effettuati circa 36 mila test rapidi e 2400 molecolari. Numeri incredibili, come il lavoro dei test al porto che ha permesso di spezzare una notevole catena di contagi che poteva estendersi in tutta Italia. Ora che stiamo chiudendo il Drive in, il lavoro da fare è ancora molto. Proprio ieri abbiamo iniziato con gli screening nelle scuole, e proseguiremo la nostra attività al servizio della salute pubblica, per cui chi sbarca dalla Sardegna potrà effettuare il tampone presso la tenda posta al San Paolo di Civitavecchia.

Alzare un argine per impedire il diffondersi del contagio da Covid 19 è esattamente ciò, che da oltre un mese, l’ASL Rm4 è stata chiamata a fare per controllare l’afflusso di italiani e stranieri.

Ripercorriamone le fasi.

Il 22 agosto non è stato assolutamente facile, anzi si è rivelata un’autentica impresa organizzare tutto in poche ore, ma il Dipartimento delle Professioni Socio sanitarie si è dimostrata squadra che non si scoraggia facilmente ed alle 18.00 sono pronti. Si inizia timidamente perché la notizia non è ancora diffusa, il giorno dopo però i numeri cambiano ed inizia una escalation che porterà ad effettuare 35300 test rapidi e 2400 test molecolari.

Ma cosa sono questi test rapidi e quali i vantaggi e gli svantaggi?

Ad oggi sappiamo che l’evoluzione della diagnostica di laboratorio per l’identificazione diretta del virus SARS-CoV_2 permette di riconoscere accanto ai test molecolari, che comunque rappresentano il gold standard per la diagnosi attraverso l’identificazione del materiale genetico del virus, i test antigenici per la ricerca delle specifiche proteine di superficie del virus.

I test rapidi sono descritti in due documenti per l’appropriato utilizzo di questi test ai fini diagnostici, di sorveglianza e di screening, “l’Interim Guidance for rapid Antigen Testing for SARS-CoV-2” del Center of Disease Control prevention (CDC) e “Antigen-detection in the diagnosis of SARS-CoV-2 infection using rapid immunoassays Interim guidance” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Rilevando la presenza di antigeni virali specifici questi possono essere indicativi di una infezione virale in corso.

Sono test poco costosi, richiedono un tempo di refertazione di circa 30 minuti e pochi secondi per l’esecuzione. Si tratta dunque di uno strumento agile, che può essere effettuato anche in contesti/strutture non sanitari, con una sensibilità minore ed una buona specificità rispetto al test molecolare e di conseguenza il suo utilizzo deve essere contestualizzato.

Soprattutto l’attività di screening su persone asintomatiche e sui viaggiatori in particolare è apparso subito un modo appropriato e tempestivo per gestire i rientri dei cosiddetti “vacanzieri”, potenziali contagiati. L’esecuzione dello screening è stata effettuata in uno degli ampi spazi messi a disposizione dall’Autorità portuale di Civitavecchia, consentendo la presenza di circa 300 autovetture contemporaneamente.

Le squadre erano organizzate in modo da garantire l’esecuzione dei tamponi in 4 autovetture. Una ulteriore postazione era riservata ai passeggeri senza veicoli.

Sono stati effettuati fino a 2400 test al giorno, che hanno comportato un’attesa ragionevole, anche in considerazione dell’assoluta gratuità del test.

Per organizzare questa impresa è stata necessaria la collaborazione di molti tra lavoratori e volontari, Croce Rossa, Protezione Civile, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Medici, Infermieri, Tecnici della Prevenzione, Autorità Portuale, Port Mobility, Sea Port, Capitaneria di Porto.

In ogni caso, si tratta di un’esperienza che molto ci ha insegnato in termini di gestione dei dati, dove centralizzazione ed informatizzazione dei processi appaiono sempre più cogenti ed essenziali. Solo con la rapidità di questi sistemi e con un contact tracing immediato, possiamo infatti essere pronti per rispondere ed arginare efficacemente l’epidemia.