Digital Medicine. Intelligenza artificiale modifica modello di business del Pharma

  • da Farmacista33, di Cristoforo Zervos – “La Digital Medicine è un elemento sempre più importante nello sviluppo di nuove terapie e le tecnologie digitali, inclusa l’intelligenza artificiale, fanno la differenza nel migliorare l’accesso alle cure, nel campo della prevenzione e della tempestività di diagnosi, nel monitoraggio dei sintomi e dell’evoluzione della terapia. Questi i temi emersi dal confronto tra alcuni esponenti del Big Pharma

Nel corso del terzo webinar della Digital Medicine Week 2021 si è discusso di come le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale siano centrali per migliorare l’accesso alle cure.

Digital medicine valorizza sempre di più la centralità del paziente

La discussione si è aperta con l’intervento di Roberto D’Attili, Digital Director Global Client Partner, Pfizer. “Negli ultimi anni – spiega D’Attili – il mondo della digital medicine è cambiato moltissimo, ma tutto quello che circonda il progresso tecnologico sta facendo fatica a recepire il cambiamento e le opportunità che esso offre. Il sistema di healthcare e le organizzazioni aziendali – sottolinea D’Attili – non sono riuscite ad evolversi. Quando si riuscirà a riorientare le organizzazioni aziendali interne, le competenze di skill e gli obiettivi verso le grandi opportunità che la tecnologia può offrire, sicuramente si farà un passo in avanti. Ci sono grandi possibilità – ha continuato il Digital Director – in termini di IA (intelligenza artificiale), di gestione dei big data, nella realtà virtuale, nella telemedicina. Quello che si potrebbe fare oggi è veramente senza limiti, ma siamo noi del sistema a determinarli. Occorre certamente una stretta collaborazione fra tutti gli stakeholder, in modo che la spinta interna che proviene da chi si occupa di tecnologia ed innovazione all’interno dell’industria farmaceutica faccia da volano verso l’esterno per fare in modo che la digital medicine prenda sempre più piede, nell’interesse del paziente”.

Anche per Gianluca Merlotti, Head of Global Customer & Consumer Engagement, Sanofi Pasteur, le nuove frontiere aperte dal progresso tecnologico sono molteplici, ma ci sono ancora parecchi freni per riuscire a cogliere tutte le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Oltre alle grandi organizzazioni aziendali un po’ restie al cambiamento – spiega Merlotti – anche l’aspetto regolatorio in molti Paesi, compreso il nostro, intralcia le occasioni per innovare. In questo senso, è importante far comprendere a tutti gli operatori del sistema quanto la digital medicine può evidenziare sempre di più la centralità del paziente, ed in questo ambito l’azienda farmaceutica può avere un ruolo fondamentale, anche nel dialogo con le istituzioni. Gli ultimi anni – ha aggiunto Merlotti – sono stati un periodo di grande accelerazione e già il digitale sta facendo molto, ad esempio, nell’ambito della prevenzione. Anche dalla capacità di saper raccogliere e gestire i big data nel rispetto della privacy, coordinandosi con tutti gli operatori del sistema salute, passa il futuro delle nuove tecnologie digitali per migliorare la ricerca, la cura e la gestione dei trattamenti alla persona.

Tecnologia mobile ha cambiato il rapporto tra azienda farmaceutica e paziente

Fabrizio Caranci, Global Digital Medicines Head, Angelini Pharma spiega che nel progresso della tecnologia l’avvento dello smartphone ha assunto un ruolo centrale, soprattutto ha mutato il comportamento dei pazienti. “L’aspetto mobile, soprattutto negli Stati Uniti – sottolinea Caranci – ha cambiato radicalmente il rapporto dell’azienda farmaceutica col paziente. La centralità dell’individuo viene sottolineata ancora di più grazie allo strumento tecnologico, che riesce ad aiutare il soggetto nei suoi dubbi di ogni giorno e nella aderenza alla terapia. In questo senso, l’Italia, che ha grossi margini di miglioramento e resilienza, può certamente imparare da altri mercati in un cui la digital medicine sta già facendo la differenza. Le aziende che vogliono innovare devono cercare di cambiare al proprio interno la propria organizzazione, cercando allo stesso tempo di influenzare l’esterno per cercare di attuare quel cambiamento e trasformazione che sta avvenendo in altri Paesi. Ad esempio, la Germania è certamente una best practice per la Digital Therapy. In questo senso la nostra azienda cerca costantemente di cavalcare il cambiamento tecnologico tramite la centralità di una agenda digitale che è fortemente strategica e, forse anche grazie a dimensioni economiche un po’ più piccole, consente di attuare cambiamenti in maniera più veloce”.

Rivisitare il modello di business: diventare healthcare partner

Per Alice Zilioli, Marketing & Customer Innovation Leader, Roche, quello che stiamo vivendo in questo ultimo anno è una grande opportunità per rimetterci in gioco e per accelerare la trasformazione digitale. “Nella nostra azienda – spiega Zilioli – stiamo coniugando il concetto di innovazione mettendo a servizio il nostro know -how per rivisitare il nostro modello di business. Nel momento in cui è esplosa la pandemia abbiamo rivisto immediatamente il nostro modello classico accompagnandolo ad una serie di nuovi servizi, alcuni già esistenti, con l’ambizione di poter diventare un “healthcare partner”. Abbiamo cercato di capire il paziente attraverso un ascolto profondo del nostro customer. Ad esempio, in alcuni ambiti si sono implementati strumenti tecnologici per avvicinare il paziente al clinico per una migliore aderenza alla cura, attraverso una conoscenza puntuale dello stato di salute del paziente. La raccolta dei feedback, non solo nel nostro Paese, dimostra concretamente il valore di questi strumenti per i pazienti. Esistono però alcune barriere ed aggiungo, oltre a quelle già citate, anche infrastrutture tecnologiche non adeguate alle grandi opportunità che la digital medicine può offrire. Trovo che un altro punto chiave in cui la digital medicine può diventare fondamentale è nell’ambito della sostenibilità, per una sanità value based – ha aggiunto Zilioli – un framework basato sul valore tra esiti di salute e costi reali sostenuti sull’intero ciclo di cura, per allocare al meglio le risorse e migliorare l’accesso alle terapie. In questo ambito, andando a lavorare sulle evidence based e ottimizzando i costi, l’applicazione della digital medicine all’interno di una terapia può portare enormi vantaggi, anche rispetto al dialogo integrato con le istituzioni che è una delle grandi sfide per il cambiamento e la trasformazione, nell’interesse della centralità del paziente”.

Fra i vari temi emersi durante la discussione anche il mix tra l’esperienza delle grandi aziende farmaceutiche con l’agilità e la duttilità di alcune start up innovative che può diventare modello utile a far recepire ed attuare la trasformazione digitale in medicina più velocemente rispetto a vecchi modelli. È anche emerso il concetto di elaborazione dati non solo in tempo reale ma in tempo” più che reale”, partendo dall’assunto che ognuno di noi ormai è vero “database che respira” di informazioni da raccogliere e mettere a frutto e a sistema. A questo occorre adeguare le esperienze e le organizzazioni e tradurlo in un modello economico produttivo. Internet of things, wearable devices e altre soluzioni digital per catturare dati e utilizzarli per migliorare la ricerca, la cura e la gestione del paziente vanno a tendere nella direzione di diventare supporti per migliorare lo stile di vita delle persone prima ancora che diventino pazienti.

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