- di Carlo Buonamico da Fortune Italia – “Bisogna trovare un equilibrio tra i due livelli di controllo e di governance: la sanità centralizzata e le autonomie regionali. Credo che per un’attività come quella della telemedicina una linea guida nazionale che trovi un’implementazione uniforme a livello regionale consentirebbe lo scambio e la raccolta di dati e anche un livello di controllo più ficcante, rispetto a un quadro dipinto con 21 approcci differenti. Pena la perdita della potenza dello “strumento telemedicina”.
SERVE UN SALTO DI QUALITÀ nella gestione dei processi della telemedicina. È il punto di vista di Alberto Avaltroni VP Country Head Galápagos Biopharma Italy e con alle spalle una lunga esperienza professionale, oltre 20 anni, nel settore farmaceutico, con una forte focalizzazione sul biotech.
Cos’è la telemedicina per Galapagos e in cosa dovrebbe sostanziarsi nei prossimi anni?
Molte cose sono state fatte in termini di telemedicina a livello territoriale, come il fascicolo sanitario elettronico (Fse). Ora serve un salto di qualità anche nella gestione centralizzata di questi processi. Una cabina di regia che metta a sistema tutti gli strumenti già esistenti e integri nel concetto di telemedicina le nuove tecnologie digitali. Includendo anche il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta), così da aumentare la collaborazione tra i diversi operatori coinvolti nella presa in carico del paziente. Un approccio unico e centralizzato permetterebbe di riunire e potenziare le molte e meritevoli iniziative a livello regionale; siamo nell’era dei big data e se si riuscisse davvero a far dialogare le tante banche dati già esistenti contenenti i dati sanitari dei cittadini italiani, il ministero della Salute e gli organi ad esso collegati avrebbero a disposizione una mole di dati veramente importante che potrebbe essere utilizzata in mille modi, dagli studi epidemiologici al controllo dei costi. La telemedicina è poi uno strumento fondamentale per la gestione della cronicità, perché può consentire un controllo migliore dei pazienti. Senza dimenticare l’ottimizzazione delle risorse e una maggiore efficienza anche economica legata all’assistenza sanitaria.
Quindi, meglio centralizzare la sanità o continuare con l’autonomia regionale?
Bisogna trovare un equilibrio tra questi due livelli di controllo e di governance. Credo che per un’attività come quella della telemedicina una linea guida nazionale che trovi un’implementazione uniforme a livello regionale consentirebbe lo scambio e la raccolta di dati e anche un livello di controllo più ficcante, rispetto a un quadro dipinto con 21 approcci differenti. Pena la perdita della potenza dello “strumento telemedicina”.
Digitalizzazione e sanità territoriale saranno elementi centrali del Pnrr. Quale strategia proponete per lo sviluppo digitale della salute?
Innanzitutto una strategia precisa di implementazione del Fse su tutto il territorio nazionale e il collegamento tra questo strumento e il Pdta di ogni paziente. Sarebbe molto preziosa anche l’implementazione di sistemi centrali di home delivery del farmaco, così da evitare il ricorso all’ospedale da parte dei cittadini per tutti quei medicinali dispensabili a livello territoriale. E anche una valutazione dell’approccio della telemedicina come strumento complementare alla visita medica. Quindi serve una validazione scientifica dell’utilizzo degli strumenti di telemedicina.
A chi dovrebbe spettare questo ruolo di valutazione e validazione?
Immagino un comitato scientifico ad hoc di livello nazionale.
Il vostro headquarter è belga: esistono esempi di successo nel campo della telemedicina che immaginate di poter mutuare in Italia?
In Italia l’elevata percentuale di anziani con patologie croniche è una barriera oggettiva alla diffusione della telemedicina. L’età, ma anche l’approccio culturale dei singoli, possono influenzare molto la penetrazione di questo nuovo modo di fare assistenza sanitaria e la qualità dell’assistenza percepita dai pazienti. E di questo non possiamo non tenerne conto. Anche in questo caso, cercare un equilibrio tra l’esigenza di modernizzare la sanità pubblica e ciò che serve a chi ne deve fruire, deve essere il punto da cui partire per stilare qualsiasi strategia digitale in sanità.