- Valentina Marziano, Giorgio Guzzetta, Bruna Maria Rondinone, Fabio Boccuni, Flavia Riccardo, Antonino Bella, Piero Poletti, Filippo Trentini, Patrizio Pezzotti, Silvio Brusaferro, Giovanni Rezza, Sergio Iavicoli, Marco Ajelli, e Stefano Merler da PNAS.org January 26 2021
Dopo il blocco nazionale imposto l’11 marzo 2020, il governo italiano ha gradualmente ripreso le attività economiche e sociali sospese dal 4 maggio, mantenendo la chiusura delle scuole fino al 14 settembre. In quest’articolo, usiamo il modello di trasmissione da sindrome respiratoria acuta grave per coronavirus 2 (SARS -CoV-2) ai fini di stimare l’impatto sulla salute delle diverse strategie di uscita. La strategia adottata in Italia ha mantenuto il numero di riproduzione Rt su valori prossimi a uno fino alla fine di settembre, con differenze regionali marginali. Sulla base della trasmissibilità stimata dopo il blocco, la riapertura dei luoghi di lavoro in attività industriali selezionate potrebbe aver avuto un impatto minore sulla trasmissibilità. La riapertura delle scuole a maggio fino alle scuole secondarie potrebbe aver influenzato solo marginalmente la trasmissibilità della SARS-CoV-2; tuttavia, l’inclusione delle scuole superiori potrebbe aver determinato un notevole aumento del carico di malattia. Una riapertura anticipata avrebbe comportato un’incidenza di ospedalizzazione sproporzionatamente più alta. Dati i contatti con la comunità nel mese di settembre, abbiamo previsto una grande seconda ondata associata alla riapertura della scuola in autunno.
Dalla dichiarazione di pandemia COVID-19, un gran numero di Paesi in tutto il mondo ha applicato misure restrittive senza precedenti per impedire che la malattia travolgesse i sistemi sanitari nazionali. Le misure miravano a ridurre il numero di contatti sociali imponendo l’allontanamento fisico e includevano diversi gradi di chiusura delle scuole, sospensione di attività produttive non essenziali, arresto di raduni ed eventi di massa, riduzione dei voli interni e internazionali e restrizioni di movimento individuali. L’Italia, primo Paese a sperimentare un’epidemia diffusa nell’emisfero occidentale, è stato anche il primo Paese al di fuori dell’Asia a imporre un blocco generalizzato l’11 marzo 2020, consentendo ai suoi cittadini di lasciare le loro case solo in determinate circostanze, cioè necessità mediche, per fare la spesa al supermercato o in farmacia e recarsi al lavoro per lavori essenziali, con tutti gli altri lavori sospesi o convertiti in smart working. Questi interventi si sono dimostrati efficaci nel frenare la diffusione della malattia. Allo stesso tempo, hanno imposto enormi sfide economiche e libertà individuali fortemente limitate con possibili conseguenze su larga scala per la salute mentale e il benessere. Dopo la revoca dei blocchi, i Paesi europei, compresa l’Italia, sono riusciti a limitare l’incidenza delle infezioni per tutta l’estate, ma una seconda ondata epidemica li ha travolti dall’inizio dell’autunno.
Analizziamo qui retrospettivamente le dinamiche del COVID-19 dall’emergenza dell’epidemia in Italia fino al 30 settembre 2020 attraverso un modello SIR (Susceptible-Infectious-Recovered) strutturato per età della sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2) trasmissione calibrata sui ricoveri ospedalieri giornalieri con diagnosi COVID-19 registrata nel periodo considerato. Lo scopo di questo lavoro è valutare l’impatto sulla salute della revoca del blocco in Italia, fornendo scenari controfattuali su tempi alternativi di riapertura delle decisioni e riapertura aggiuntiva dei diversi livelli di istruzione e società. Il carico di COVID-19 nei diversi scenari viene valutato in termini di ricoveri ospedalieri e di unità di terapia intensiva (ICU) e occupazione dei letti.