- di Paolo Colli Franzone, Presidente IMIS – Istituto per il Management dell’Innovazione in Sanità. “Il modello di FSE sconta tutta la sua anzianità e qualche considerevole contraddizione. Era lecito attendersi, tanto che poi è accaduto, che di FSE in Italia ce ne siano 21 come le Regioni e si parlano a fatica fra loro se non grazie a un’iniziativa centrale (MEF e Ministero Salute) finalizzata all’interoperabilità dei fascicoli. Esiste un futuro, per il FSE? Sicuramente sì, a patto di trasformarlo radicalmente. Una cosa è certa: il FSE, qualsiasi forma e modalità istituzionale e organizzativa abbia, non sostituirà l’utilizzo sempre più frequente di App e piattaforme di gestione individuale dei dati clinici e di quelli relativi alle attività fisiche e al regime alimentare”.
Secondo Wikipedia[1],
“Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è l’insieme dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e sociosanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi, riguardanti l’assistito.
Il FSE, che ha un orizzonte temporale che copre l’intera vita del paziente, è alimentato in maniera continuativa dai soggetti che prendono in cura l’assistito nell’ambito del Servizio sanitario nazionale e dei servizi sociosanitari regionali e dal paziente stesso.”
La definizione è ampiamente esaustiva e tecnicamente ineccepibile, al netto della contraddizione sulla sua natura, in un primo momento erroneamente paragonata a un EMR istituzionale – EMR o cartella clinica elettronica, versione digitale della cartella clinica con le informazioni memorizzate sul sistema informatico – e solo nelle ultime righe modificata in “dossier sanitario personale”.
Il FSE italiano nasce in Emilia-Romagna nel 2005 per poi estendersi alla Lombardia (2007) e alla Provincia Autonoma di Trento tra il 2010 e il 2012.
Entra nella legislazione nazionale nel 2012 col DL 18 ottobre 2012 n. 179 e diventa obbligatorio per tutte le Regioni e Province Autonome con un termine inizialmente fissato al 30 giugno 2015 e più volte successivamente prorogato.
Il modello di FSE sconta tutta la sua anzianità e qualche considerevole contraddizione. Nato agli inizi del XXI secolo, è una piattaforma concepita per un utilizzo attraverso PC e successivamente – in alcune Regioni – adattata ad essere utilizzata con tablet o smartphone.
Le contraddizioni insite nel FSE derivano dal suo essere di fatto un dossier di “dati” a titolarità individuale, costituito in gran parte di documenti in formato PDF e dunque difficilmente elaborabili in tools statistici interattivi, ma voluto e gestito dal SSN attraverso le sue 21 emanazioni regionali. Era lecito attendersi, tanto che poi è accaduto, che di FSE in Italia ce ne siano 21 e si parlano a fatica fra loro se non grazie a un’iniziativa centrale (MEF e Ministero Salute) finalizzata all’interoperabilità dei fascicoli – vv. https://www.agendadigitale.eu/sanita/fascicolo-sanitario-elettronico-cose-e-a-che-punto-e-la-guida/
Il grande limite attuale deriva da un eccesso di zelo del Garante Privacy allorquando sancì la liceità del cosiddetto “oscuramento dell’oscuramento”: in pratica, non solamente il singolo assistito può oscurare una o più informazioni contenute nel FSE, ma addirittura viene oscurato l’evento dell’avvenuto oscuramento. In pratica, chiunque apra (avendone ovviamente titolo a farlo) un FSE non è sicuro che esso sia completo. Questo significa che si perde in modo assoluto l’autorevolezza e il valore clinico del Fascicolo: ciascun FSE di ciascun italiano può essere incompleto e nessuno è in grado di capire se lo è, quindi tutti i FSE sono per definizione inaffidabili.
Salvo poche eccezioni, il FSE contiene informazioni derivanti da eventi accaduti esclusivamente nelle strutture sanitarie pubbliche e non si sincronizza in automatico con la cartella clinica del MMG/PLS. Il che limita ulteriormente la completezza e l’affidabilità delle informazioni contenute.
In estrema sintesi, il mancato successo del FSE deriva da un suo limite intrinseco presente sin dalla nascita: è mancata una regia nazionale forte, probabilmente si sarebbe dovuto trovare il coraggio da parte governativa di impedire alle Regioni e Province Autonome che nascessero 21 piattaforme differenti e per nulla o difficoltosamente interoperabili e di dar vita ad un unico progetto nazionale.
Esiste un futuro, per il FSE?
Sicuramente sì, a patto di trasformarlo radicalmente.
Occorre consolidare un unico FSE nazionale fortemente condiviso coi MMG/PLS (che già adesso vengono incentivati economicamente per alimentarlo e utilizzarlo) e coi farmacisti, concepito in modo da generare valore reale per il cittadino titolare intercettandone i reali bisogni.
Una cosa è certa: il FSE, qualsiasi forma e modalità istituzionale e organizzativa abbia, non sostituirà l’utilizzo – sempre più frequente da qui ai prossimi 5 anni – di App e piattaforme di gestione individuale dei dati clinici e di quelli relativi alle attività fisiche e al regime alimentare. Soprattutto i pazienti affetti da cronicità, con particolare riferimento alle situazioni di multimorbilità, utilizzeranno questo tipo di applicazioni e aderiranno a vere e proprie “comunità di patologia” online in modo da condividere esperienze, consigli, prescrizioni, attività di monitoraggio.
[1] Wikipedia, “Fascicolo Sanitario Elettronico”, https://it.wikipedia.org/wiki/Fascicolo_sanitario_elettronico