Caos Immuni. Tanti investimenti, poca strategia

  • di Avv. Andrea Lisi su StudioLegaleLisi.it“Dopo un anno esatto dall’inizio della pandemia sorge un dubbio spontaneo: che fine ha fatto Immuni? Molti di noi cittadini hanno quasi rimosso l’idea della sua esistenza, ormai è solo un ricordo scivolato nel nostro dimenticatoio, quello del contact trancing che fino a poco tempo fa si credeva una soluzione al problema del COVID19″.

Di fatto, ormai nessuno si ricorda più di quest’app, a partire dallo stesso Governo, che ha smesso di promuovere il sistema digitale di contact tracing: sono gli stessi dati dei download nel 2021 a parlare da soli: quasi pari allo zero. Per non parlare, inoltre, dell’alone di mistero che si è generato intorno alla quantità di utenti che attualmente sono attivi e utilizzano ancora l’applicazione… Che Immuni ormai sia solo un’icona sul nostro smartphone?

Al tempo del suo debutto, l’app aveva sicuramente fatto registrare un picco di download ed era stata scaricata da 10. 387.432 volte in totale. Ma il dato rilevante è che solo 9.127 volte fra il 12 e il 18 marzo e 10.458 volte la settimana successiva. Si può notare quindi quanto lenti, se non proprio impercettibili siano i passi fatti dall’applicazione lanciata lo scorso 1 giugno dall’allora governo Conte.

Non bisogna poi tralasciare l’azione del Garante della Privacy sull’ inserimento in autonomia, nell’apposita sezione dell’app, del codice univoco nazionale (Cun) per avvertire i propri contatti nel caso di positività al tampone, che si è rivelata una mossa futile e irrisoria. Infatti da quando Immuni è attiva sono 15.000 gli utenti positivi che hanno effettivamente inviato la notifica. Per avere una vera idea del dato e di quanto esso sia irrilevante bisogna guardare la percentuale, difatti solo lo 0,43% su 3.440.862 circa di positivi che ci sono stati in Italia da inizio pandemia. Di conseguenza se si conta che 19,6% è il tasso di download, in rapporto al numero di abitanti, ci si rende conto che i non attivi sono tantissimi.

Una fiducia rinnovata, ma ben riposta?

Nonostante l’evidenza, l’attuale governo con a capo Mario Draghi, ha deciso di rimanere cieco e affidarsi nuovamente al software sviluppato da Bending Spoons uno strumento per il contenimento dei contagi.

Le parole dell’art. 5, contemplate nel DPCM del 2 marzo 2021, risuonano quindi in un contesto dissonante e ormai privo di sostegno: “Al fine di rendere più efficace il contact tracing attraverso l’utilizzo dell’App Immuni è fatto obbligo all’operatore sanitario del Dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria locale, accedendo al sistema centrale di Immuni, di caricare il codice chiave in presenza di un caso di positività”.

Sin dall’inizio la strategia governativa su Immuni è stata imbarazzante per la sua confusione. Più volte ho denunciato i limiti e i rischi della soluzione informatica scelta che andavano quindi bilanciati con una organizzazione sanitaria in grado di gestire il tracciamento e i falsi positivi e negativi generati dal suo utilizzo.” Sono queste le dure parole dell’avv. Andrea Lisi alla luce delle recenti notizie.

Infatti, a preoccupare dovrebbe essere che la scelta dell’azienda produttrice è avvenuta tramite un semplice bando di gara. La cosa peggiore è: come possiamo fidarci quando a produrre la “soluzione ai nostri problemi” è – fondamentalmente – una software house che sviluppa però app di gioco, la quale” prevedibilmente, con difficoltà sarebbe stata pienamente in grado di valutare l’impatto di un’applicazione di carattere sanitario sui diritti e le libertà dei cittadini italiani.” Inoltre, continua a essere trascurata la tipologia sella soluzione scelta, che non viene considerata nella giusta dimensione e ambito: ovvero quello medico, dovendo dunque ottenere il marchio CE!

Il susseguirsi di azioni sbagliate ha comportato una catena di errori irreparabili, fino a toccare anche il settore della comunicazione, non convincente e approssimativa, che irreparabilmente ha dunque condotto a un fallimento.

Ma la confusione è stata imperante, anche dal punto di vista dell’impatto sulla “privacy”, che ha portato solo poche settimane fa al pronunciamento positivo del Garante in merito alla nuova funzionalità di sblocco del codice di notifica, dopo quasi un anno che l’app è attiva.” Mette in evidenza l’avv. Lisi, aggiungendo anche: “Mesi fa, con investimenti pubblici, è stato scelto di finanziare un Call Center che alla luce di questo pronunciamento risulterebbe inutile. E forse ogni tardivo pronunciamento dell’Authority poteva essere evitato, invitando il Garante sin dall’inizio del progetto e non rincorrendo autorizzazioni all’ultimo minuto“.

Verso un nuovo fallimento?

Il quadro delineato quindi sembra essere chiaro nella sua continua confusione! Continuiamo a trattare questa pandemia e i processi ad essa legati con troppa superficialità. Si continua, infatti, a prendere decisioni senza curarsi dei dettagli, delle possibili criticità (che possono essere prevedibili), dopo un anno si continua ad andare a tentoni, senza una reale strategia e senza utilizzare i mezzi del digitale come si dovrebbe. Arriveremo mai a comprendere le vere priorità e a procedere nella maniera più sicura possibile per i cittadini?

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