- da AboutPharma online, 16 febbraio 2021 – “Le tante tecnologie a disposizione peccano di integrazione e questo rende il lavoro dei professionisti molto complicato sotto vari aspetti. Se ne è parlato in occasione di una conferenza stampa di presentazione del X Convegno della Fondazione Amd (Associazione medici diabetologi)“
La telemedicina è uno dei tanti strumenti che i diabetologi italiani hanno per trattare i propri pazienti, sia tramite il teleconsulto che attraverso la consultazione dei dati glicemici (e non solo) dei trattati. Tuttavia le criticità ci sono e sono state sottolineate durante l’evento online “100 anni di insulina, 100 anni di diabetologia”, organizzato per presentare il X Convegno della Fondazione Amd (Associazione medici diabetologi) che si aprirà il 18 febbraio. “Il nostro è il settore più sviluppato dal punto di vista della telemedicina, ma qual è il problema? – si chiede Paolo di Bartolo, presidente di Amd – è che ognuno adotta un proprio sistema i quali non sono caratterizzati da interoperabilità. Sono strumenti eccezionali, ma non sono in grado di integrarsi tra loro”.
Integrazione cercasi
Il tema è caldo e molto sentito. Perché la mole di piattaforme, strutture telematiche e necessità dei pazienti che al tempo di Covid non possono andare direttamente dal proprio medico, mettono in evidenza la necessità di un sistema unico che metta insieme i gangli del sistema assistenziale italiano anche nel mondo informatico. Graziano Di Cianni Vice presidente Amd aggiunge che “dire che oggi tutti i diabetici in Italia possono essere raggiunti con la telemedicina è esagerato. Non è così. Ma c’è una faccenda ancora più pratica ossia la rete ospedaliera che va potenziata. Senza contare, tra l’altro, che molti servizi diabetologici non riescono a connettersi attivamente con la medicina generale”.
La medicina di famiglia
Ecco poi c’è il tema della medicina generale che è uno dei gangli della famosa rete assistenziale di cui sopra. Qui la telemedicina è un elemento tra tanti, soprattutto di questo tempi. Il rapporto tra specialista e medico di famiglia va rafforzato pur mantenendo ben distinte le competenze. Ci tiene a precisarlo Agostino Consoli presidente Società italiana diabetologia (Sid) secondo cui “il momento dell’iniziativa terapeutica insulinica deve comunque ricadere sullo specialista. Non è solo una prescrizione. Solo il team diabetologico, che ha tempo e formazione specifica, può introdurre il paziente lungo il percorso di cura, specialmente per i pazienti affetti da mellito 2. L’insulina non è come tutte le altre terapie ipoglicemizzanti”. Fa eco Salvatore De Cosmo, Coordinatore comitato scientifico Amd: “Il medico di medicina generale è libero di prescrivere l’insulina, tuttavia ritengo che siano pochi i medici capaci di avviare una terapia insulinica. Devono essere formati per quanto riguarda i pazienti affetti da mellito 2”. Sta di fatto che tutti riconoscono l’esigenza di un maggior coinvolgimento del territorio nel trattamento di un paziente. Per questo i diabetologi stessi si sono detti favorevoli, per esempio, alla possibilità che i farmaci innovativi in ambito diabetologico possano essere prescritti anche dal medico di famiglia (una decisione in tal senso potrebbe arrivare nelle prossime settimane o giorni da parte di Aifa).
Se le istituzioni frenano la clinica
Ma le lungaggini burocratiche e istituzionali che hanno coinvolto proprio il tema della prescrivibilità dei farmaci innovativi è una delle criticità rilevate dai professionisti del settore. “Siamo più avanti degli organi regolatori. In merito alla telemedicina – critica Domenico Mannino Presidente Fondazione Associazione medici diabetologi (Amd) – ci vorrebbe una piattaforma unica per integrare i vari sistemi. Ma questo non dipende dalle società scientifiche. La realizzazione di questo approccio va fatto da altri. Anche le normative sulle responsabilità legali dei diabetologi non sono di nostra competenza. Possiamo indicare come registrare o tracciare i dati dei pazienti, ma l’esecuzione effettiva spetta ad altri. L’ambito normativo non possiamo disegnarlo noi”.
Il congresso di febbraio
I temi sopra esposti e tratteggiati durante la conferenza stampa saranno maggiormente approfonditi in occasione della decima edizione del Congresso Amd. La parola d’ordine, secondo Salvatore De Cosmo multidisciplinarietà. È stato proprio lui a elencare le novità di quest’anno. “Oggi un diabetologo bravo e competente non può non confrontarsi con altri specialisti del settore. Il diabete è una malattia complessa ed è necessario che si sviluppi una competenza e un rapporto continuativo con altri professionisti. Alla luce di ciò – continua De Cosmo – abbiamo arricchito il congresso con una serie di simposi congiunti con colleghi di altre specialità. Ricordo quello con Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) perché è importante che un diabetologa sia in grado di affrontare le tematiche riguardo alle ripercussioni che questa patologia ha sul cuore. Così come ci sarà un simposio con la società italiana di nefrologia in quanto il diabete è la principale causa di malattie renali croniche che portano alla dialisi”.