Si dice che i dati siano il nuovo oro. Ci si dimentica che quest’oro va estratto, raffinato e lavorato; ma soprattutto ci si dimentica che il processo che trasforma i dati in oro è un processo creativo, solo in parte industrializzabile, in cui sono necessarie competenze multiple e creatività.
I dati relativi alla nostra salute sono un esempio di tale miniera: dentro vi sono nascoste le indicazioni per riuscire a migliorare tutti gli aspetti del nostro sistema sanitario – dalle cure alle spese mediche, dalla logistica alle assunzioni mirate di personale – senza aumentarne i costi, capendo quali spese tagliare senza colpire il diritto alla salute dei cittadini.
Il problema va affrontato a tutto tondo: non si può pensare alla salute senza considerare l’ambiente in cui si vive o gli stili di vita che si adottano. Persino la giurisprudenza deve essere coinvolta nel processo: nel nostro mondo interconnesso, proteggere la privacy può ad esempio andare a interferire con il diritto alla salute dei cittadini. Serve quindi un luogo in cui i vari attori si incontrino: scienziati e giuristi, informatici e politici, medici ed economisti. Questo è il senso di “Big Data in Health”, un appuntamento annuale che vuole raccordare i vari aspetti del problema affinchè le parti possano agire insieme, di concerto, senza rischiare di paralizzare il sistema tirando ognuno in una direzione opposta. In un mondo che viaggia sempre più veloce, l’innovazione deve esserlo altrettanto; in un mondo sempre più competitivo, non si possono sprecare i propri vantaggi competitivi: il mondo produttivo deve sapere tutto quello che la ricerca può dargli per risolvere problemi concreti, ma anche la ricerca deve essere in grado di comunicare le proprie scoperte in maniera efficace ed immediata, non possiamo più permetterci di tenere nel cassetto le nostre scoperte. Big Data in Health nasce appunto attorno ad un’idea di comunicazione, una comunicazione che abbattendo le incomprensioni permetta ai vari attori di fare rete, moltiplicando il valore dei singoli ed esaltandone le qualità.
Antonio Scala, chair di “Big Data in Heath 2019”
Antonio Scala, laureato in Fisica e Computer Science alla Federico II, consegue il PhD in Fisica della Materia Condensata alla Boston University nel gruppo interdisciplinare del prof. H.E.Stanley. Esperto di Complexity Science e pioniere nel campo delle reti Complesse, le sue pubblicazioni scientifiche vanno dalla struttura della materia alla teoria delle decisioni, dal ripiegamento delle proteine ai sistemi ecologici, dal funzionamento della rete elettrica ai modelli di sistemi sociali, dalla fisica dei granulari, alla ortodonzia pediatrica.
Lavora come ricercatore all’Istituto Sistemi Complessi del CNR, dove guida APPLICO, il laboratorio sulle APPLIcazioni della COmplessità; è research fellow al LIMS- the London Institute for Mathematical Studies, Associate Professor alla Gubkin Russian State University of Oil and Gas, Visiting Professor alla scuola di alti studi IMT Lucca e fondatore della Big Data in Health Society.